Potendo, li avrei salvati. Tutti i racconti – Leonard Michaels

Potendo, li avrei salvati. Tutti i racconti, di Leonard Michaels (Racconti – dicembre 2023)

Avete presente la difficoltà in cui ci si trova quando si tenta di mettere a fuoco qualcosa, un oggetto, un viso, dopo aver fissato una fonte luminosa per qualche istante? La scrittura di Leonard Michaels è così. Tu la fissi, inizi a entrarci in confidenza, ti ci perdi; poi, una volta distolto lo sguardo, le parole impresse sulla pagina rimangono per qualche istante davanti agli occhi, come ombre. La vista pare appannata. E ci rimane per un bel po’. Tu cerchi di mettere subito a fuoco qualcos’altro, ma non ce la fai.

«Ogni vita è un punto di vista sulla realtà».

C’è una tensione corporale, fisica, erotica, nella scrittura di Michaels. Soprattutto nei primi racconti, scritti a partire dalla fine degli anni ’60. Sono per lo più racconti brevi, nervosi, elettrici. Taccuini di frasi corte, nette, precise.

“Una notte di corpi in lotta”, titolava un vecchio Fuori Orario di Ghezzi, dedicato ai film sul pugilato. C’è soprattutto questo, nelle prime raccolte di racconti di Michaels. Corpi, dita, tendini, sudore, umori corporali. La solitudine che si scioglie in un abbraccio bollente, in un intreccio di corpi.

Poi però lo stile cambia, concedendosi qualche descrizione, il ritmo di fa via via meno serrato, il respiro più lento, contemplativo. Sono gli ultimi, meravigliosi racconti scritti in vita da Michaels, i racconti a cui stava lavorando subito prima di scomparire, nel 2003. Sono le storie di un matematico di fama internazionale, di nome Nachman. Solo Nachman. («La gente chiamava Nachman Nachman, come se fosse un personaggio storico»).

«Un gomitolo di solitudini che mette in tensione presenza e assenza, coinvolgimento e distanza e, naturalmente, le ferite dell’autore». Così scrive Leonardo G.Luccone in un bell’articolo a tutta pagina, apparso su Repubblica in questi giorni, in occasione della pubblicazione di questo voluminoso tomo, che raccoglie per la prima volta tutti i trentotto racconti dello scrittore americano.

Al centro della pagina, campeggia una bellissima foto in bianco e nero, in cui Michaels ci sorride placido, gli occhi vispi e intelligentissimi, le mani incrociate sulla testa, coronata da una folta capigliatura.

Coetaneo di Philip Roth (i due esordiranno nello stesso anno, il 1969: Michaels con la raccolta di racconti “Going Places” , Roth con “Il lamento di Portnoy”), di lui si è detto che «non ha mai una sola frase noiosa in tutta la sua carriera».

Accostato ad altri grandi maestri della short story come Malamud e Cheever, è proprio nel racconto che Michaels sente di aver trovato il suo elemento, tanto da aver dato alle stampe solo due romanzi. «Quando si scrive un racconto» , dice, «non sono permessi errori. È una forma pura, magica».

Leonard Michaels

“Potendo, li avrei salvati. Tutti i racconti”

Traduzione di Roberto Serrai e Luca Briasco

Racconti edizioni

Recensione di Valerio Scarcia

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