GIUGNO PICASSO, di Peppe Lanzetta

GIUGNO PICASSO, di Peppe Lanzetta

Stromboli isola di fuoco. Estate 2002. Il cielo è pulito. C’è vento. Mentre si sta celebrando il funerale del barone Condò, Don Alfonso attende la nave da Napoli, da cui, come ogni estate, sbarcherà il figlio Omar. Questa sarà un’estate indimenticabile per gli attori della casa/comune di Ficogrande, una comunità eccentrica nella quale le anime sudano emozioni. Con Omar c’è un amico, Pablo, un giovane pittore di origini spagnole bello come un profeta o un semidio. La casa di Ficogrande è la vera protagonista del romanzo, l’approdo, “il migliore dei mondi possibili” per Don Alfonso, sognatore e viaggiatore che lì ha trovato la sua “isola”.

Attorno alla dimora vivono diversi personaggi: Regine, regina non solo di nome, ingorda di vento, di emozioni e di paure, personaggio indimenticabile, scrittrice anglo-canadese fedele a Stromboli da anni, anche dopo la morte del marito pittore. Scalza, avvolta in tuniche ampie e colorate, Regine è la libertà di desiderare e di sopravvivere ai dolori, alimentandosi di bellezza, come un’ape vorace che succhia il nettare dai giovani che l’attorniano.

Edoardo, ex tossico, di origini messinesi, custode della casa del barone Condò, comunista per nascita, dalla parte degli ultimi come lui.

Annabella, figlia del barone, donna ribelle e anticonformista, incompresa, con un’anima rotta e un sogno sociale che incontrerà l’ira e la cattiveria del fratello, ammalato di ricchezza e di potere.

Penelope, uccelletto fuggito da una realtà di violenza, priva di affetto, che ha scelto Stromboli come asilo, isola di silenzio e d’incanto, isola di fuoco affinché scaldi gli inverni che dimorano la sua anima, veloce ora a volare dopo aver strisciato. Anima delicata e intensa Penelope.

Il regista apparente di questa “commedia umana” è Don Alfonso, “giaciglio per tutti i corpi che non sanno più di avere un corpo”, il “marinaio” sopravvissuto alle tempeste, il Faber, il puer aeternus che non riesce a costruire un rapporto autentico con il figlio.

In realtà, però, a tessere la trama è Pablo, “Giugno Picasso”, che porterà fuori il magma che dorme latente in ogni personaggio, il sepolto che sgorga come lava di vulcano, quel non detto rumoroso che ognuno ha dentro di sé, sconvolgendo un apparente Eden, in cui nulla sarà più come prima.

“No, ti prego,” lo interruppe Regine, “i giovani no. Non ci sono più i giovani, e non ci sono più vecchi. C’è chi ha un corpo e chi non ce l’ha più, o si prepara a perderlo”

Recensione di Luisa Ciccone

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