PAESAGGIO D’AUTUNNO, di Leonardo Padura Fuentes

PAESAGGIO D’AUTUNNO, di Leonardo Padura Fuentes (Tropea)

Chi sarei io, adesso, se avessi fatto quello che volevo e non quello che sembrava il mio dovere e che tutti insieme mi costrinsero a fare? […] L’orribile sensazione che provi quando scopri di non sapere esattamente come sei arrivato dove ti trovi, ma di essere certo che non è quello che volevi…

Paesaggio d’autunno” di Leonardo Padura Fuentes.

È il quarto romanzo della quadrilogia cubana, uno per stagione, con protagonista Mario Conde, poliziotto con aspirazioni da scrittore.

Come nel precedente, “Maschere” (l’estate) è molto più di un giallo, di un poliziesco: è un romanzo a tutto tondo, pieno di Cuba, di vita, di umanità che sogna, bestemmia, ama, si ubriaca, tira a campare, insegna. E che in questo libro, insieme alla risoluzione di un caso di omicidio, aspetta l’arrivo dell’annuale uragano, che tutto appiattisce, distrugge, che uccide.

L’ostinata stabilità di certe costruzioni, che durano ben oltre la vita dei loro creatori e resistono persino al passaggio di uragani, tormente, cicloni, tifoni, tornadi, gli era sembrata l’unica valida ragione di vita.”

La scrittura di Padura Fuentes è eccellente, cruda e poetica al contempo, piena di momenti intimi, di visioni introspettive; ricca di dettagli che portano chi legge direttamente a L’Avana, nei suoi vicoli e nella sua storia, tra i suo odori, la sua cucina e le bevute di rum.

Il protagonista, Mario Conde, non si può non amare. E con lui i suoi amici “quella tribù di nobili selvaggi irreparabilmente in via d’estinzione, suoi fratelli di cuore, d’anima e di fegato, che gli davano una delle poche voci da mettere nell’elenco delle ragioni per alzarsi ogni giorno e guardare da quella finestra, bevendo un caffè sempre diverso ma sempre uguale e osservare che, nonostante i cicloni e la dialettica, il cielo era qualcosa che poteva continuare ad essere azzurro, fottutamente e languidamente azzurro.

Recensione di Lauretta Chiarini

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