LE ROSE DEL VENTENNIO e tutti gli altri libri di GianCarlo Fusco

LE ROSE DEL VENTENNIO e tutti gli altri libri di GianCarlo Fusco

Cari amici, stavo sfogliando un libro del leggendario (fatemi dire che non è esagerato, ve l’assicuro) Giancarlo Fusco e, per curiosità, sono andato a vedere qualche recensione sul nostro sito e…orrore!!!, non ve n’è neppure una. Allora noi del neocostituito “Comitato per la diffusione delle opere di Giancarlo Fusco” (a oggi conta un solo membro, ma si attendono massicce adesioni) abbiamo pensato di porre subito rimedio all’abominio.

Ma come? Neppure tra i liguri (lui era spezzino) vi sono suoi lettori? Questo adorabile cialtrone, pugile dilettante, bevitore formidabile (il tizio che scaricava i liquori a casa sua pensava di servire un bar), giornalista straordinario, scrittore meraviglioso, affascinante affabulatore, attore istrionico di b-movie per pane e companatico (diventati preziosi per la sua presenza), morto a meno di sessant’anni quasi dimenticato (stavano per seppellirlo in una fossa comune; ora riposa nella sua adorata Forte dei Marmi) meriterebbe di essere riscoperto, meglio e di più di quanto non sia già stato fatto.

La sua vita disordinata si è guadagnata biografie e un documentario (L’incantatore di serpenti) e il suo talento di grande giornalista, soprattutto di costume, è immenso, ma io voglio segnalarvi in questa sede i suoi libri, editi ultimamente da Sellerio (ma anche Baldini e Castoldi e, in passato, altre case editrici hanno pubblicato le sue cose). “Le rose del ventennio” innanzitutto, ma anche “L’Italia al dente”, “La lunga marcia”, “La guerra di Albania”, Gli indesiderabili (ritratti di mafiosi, soprattutto goodfellas, mandati dagli Usa al confino, in Italia), Duri a Marsiglia (storia, non si sa quanto vera, del suo soggiorno marsigliese) e tanti altri.

Storie e bozzetti di borghesi al tempo del ventennio, storie di guerra, di costume, di “mala” milanese e marsigliese, di duri che sembrano usciti dalle canzoni di Buscaglione (a partire da lui). Penna corrosiva e divertente quanto poche altre, Fusco era un piccolo gigante della letteratura che in vita ha goduto assai poco dei frutti del suo talento (Natalia Aspesi, che gli voleva bene e ha curato una bella raccolta di suoi pezzi per Baldini e Castoldi, racconta che era tanto geniale quanto indisciplinato).

Un irregolare del giornalismo e della scrittura, completamente libero (anche di inventare), che si buttava un po’ via ma che ha lasciato un bel segno nella nostra letteratura. Nel caso di Fusco noi del comitato (lettera minuscola, come avrebbe voluto lui) azzarderemmo un soddisfatti o rimborsati

Recensione di Arturo Bandini Molise

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